Gino Strada
Buskashi. Viaggio dentro la guerra
Feltrinelli, 2002
Dal vecchio scaffale
Dal vecchio scaffale occhieggia Buskashi: Viaggio dentro la guerra, di Gino Strada. Lo afferro e tra le pagine sgualcite trovo quattro foglietti di un taccuino, densi di “quasi geroglifici”. Quando ho finito di leggerlo era il 27 Dicembre 2009. Cinque anni fa.
Il mio sguardo è stato forse “guidato” dalla sorda rabbia provata alla notizia devastante dell’assalto terroristico alla scuola di Peshawar. Bambini, ragazzi e docenti saltati in aria mentre stavano festeggiando allegramente la fine del corso.
E ho rivisto subito Malala e le liceali nigeriane rapite (di oggi la notizia di un ulteriore rapimento) e poi tutti i piccoli migranti, giù, giù sul letto pietoso del Mediterraneo e tutti i bambini uccisi o mutilati dalle infernali mine a farfalla o dalle devastanti politiche affaristiche di case farmaceutiche senza scrupoli e dalla corruzione di politici avidi e criminali…
Prima di Buskashi
Mi ero fatta un’idea un po’ prevenuta e superficiale di Gino Strada, che mi appariva scostante, troppo distante da noi, sebbene grandissimo nel suo lavoro di chirurgo di guerra. Lo percepivo come rappresentante di quelle élites borghesi che si spogliano dell’abito rassicurante della loro appartenenza sociale, per seguire la spinta quasi adolescenziale per energia, ma ben ponderata, anche politicamente, verso il mondo dei diversi e dei deboli.
In fondo provavo una certa invidia per le sue scelte di vita e un forte senso di inadeguatezza. Idealmente, mi sarebbe piaciuto fare qualcosa di così grande, di così utile per il mondo, ma non ne sono stata capace. Non ne ho avuto il coraggio e la determinazione, forse l’intelligenza del cuore ed ho preferito pensare che fosse più nelle mie corde lavorare nel piccolo mondo del mio lavoro, così sicuro e rassicurante…
Cosa dice il Diario
L’obiettivo dello staff di Emergency è quello di raggiungere l’ospedale di Kabul aperto in precedenza dall’organizzazione e che aveva dovuto chiudere in seguito all’aggressione da parte dei talebani avvenuta il 17 maggio 2001. Ma il viaggio, intrapreso con grande entusiasmo, si rivelerà una vera e propria odissea: come se non bastassero gli orrori della guerra e tutte le problematiche di ogni genere che questa porta con sé, sul sentiero di Gino Strada e degli altri volontari si affaccia anche l’ombra della burocrazia. Per vincere la “sfida”, infatti, il gruppo si ingegna in ogni modo possibile, si giocano tutte le carte, ci si appella alle varie autorità disseminate lungo i confini afgani che ancora sembrano avere una parvenza di controllo sulla situazione. La “battaglia” per l’accesso al paese si trasforma in un gioco di permessi e lasciapassare di ogni genere, quasi sempre inutili, insufficienti, non validi; tutto questo nel momento il cui tutti gli stranieri presenti sul territorio afgano stanno abbandonando il paese con in mano biglietti di sola andata. Wikipedia
Scritto nel più puro stile del “diario” riesce a coinvolgere totalmente il lettore negli eventi drammatici raccontati, una testimonianza diretta degli orrori della guerra
La copertina
Il fungo da esplosione in copertina, una nuvola in cui quasi si legge l’immagine di una donna, mi fa pensare al bel racconto di Tabucchi, Il Tempo invecchia in fretta sulla forma delle nuvole, oggetto di gioco tra l’ufficiale ammalatosi per uranio impoverito e la bambina in riva al mare… Nesso tragicamente poetico di contenuto e suggestione.
Il titolo
“La “Buskashì” è il gioco nazionale afgano: due squadre di cavalieri si contendono la carcassa di una capra decapitata. È un gioco violento e senza regole: l’unica cosa che conta è il possesso della carcassa, o almeno di quello che ne resta, al termine della gara. È come il tragico gioco a cui partecipano i numerosi protagonisti del conflitto afgano, una partita ancora in corso, solo che al posto della capra c’è il popolo dell’Afganistan.” da Ebook&PDF.com
Dopo Buskashi
Grazie Gino. Il tuo Diario di guerra ha definitivamente smontato il mio pre-giudizio. Ed ora capisco e sento su di me la tua sofferenza fisica e psicologica, ma anche la gioia che tu e i tuoi colleghi-amici-compagni di viaggio avete provato-e ancora provate-ogni volta che con il vostro lavoro riuscite a salvare delle vite umane, alleggerendo il peso delle loro sofferenze. Specialmente quelle dei bambini che sono testimonianza viva della speranza nel futuro. Ogni intervento di Emergency fa fare un passo avanti verso il futuro a questa umanità smarrita.
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