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G.Perboni-Perle ai Porci: ieri come oggi come sempre?

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Perboni_Perrle ai porciGianmarco Perboni

Perle ai porci
Diario di un anno in cattedra. Da carogna

Ed Rizzoli, 2010

 

 

 

15 Gennaio 2010, Lettera all’autore

Caro Gianmarco,

Ho ricevuto il tuo libro in regalo da una collega e mi è piaciuto molto: effetto specchio con rabbia…Mi ritrovo in quasi tutto quello che tu racconti, ma alcune cose mi hanno colpito più di altre:

AMORE: enorme per quello che fai, “nonostante tutto”. Io ho amato molto, per una vita. Ora ho mollato, per lasciare volentieri il testimone a chi come te ha voglia ed energia per continuare la lotta, nonostante i dubbi e le crisi raccontate nel tuo Diario. Un incoraggiamento speciale alle giovani supplenti carine che cercano di portare un po’ di bellezza letteraria anche nei tecnici, tra maschi assatanati!

STUDENTI: non mi mancano, ma capisco che oggi più che mai hanno bisogno di noi (o no? ). Capiscono tutto, si adattano a tutto e a tutti, sono degli strateghi che i prof gli fanno un baffo! Impietosa la foto di spalle della tua classe, ma la tipologia è riconoscibile e diffusa su tutto il territorio nazionale.

CLIL: (Content and Language Integrated Learning-Approccio Integrato Lingua/Contenuto) ho capito che odi questa sigla maledetta e tutto ciò che essa implica, ma credimi, l’idea centrale è più condivisibile di quanto si creda, sebbene le criticità non manchino. Il problema più grande è strutturarla all’interno del sistema di formazione dei docenti CLIL e del sistema scolastico Italiano, rigido, resistente e spesso ottuso.

 PROFILO DOCENTE: 

“neanche io ho aperto libro, ma con Perboni non è un problema: basta fargli credere che capisce tutto soltanto lui, che non sei capace di fingere, che lo temi, e lo freghi sempre. Il prof. ideale”

lo-sapevate-che_onore-agli-insegnantiQualificazione, stipendi, riconoscimento sociale, passione, missione, obblighi, paraculite (non solo studenti paraculi, quanti docenti ne sono affetti!) e tanto altro ancora in questo profilo così essenziale per la vita della scuola. Ma da dove cominciare? per definirlo al meglio? E come procedere? Vorrei usare termini da didattichese e ma tu li odi. E qui entro in disaccordo con te.

Pensa, questa illusa prof che parallelamente al suo lavoro di insegnante ha portato avanti una lunga ed accidentata esperienza di formatore, inventando bellissimi progetti Europei e provando a farne cogliere gli aspetti più veri e formativi a colleghi e studenti (e tu puoi capirmi come docente di lingue), questa illusa prof, dicevo, ha lavorato per quasi dieci anni nel progetto SSIS del Veneto come supervisore di tirocinio dando l’anima e credendo fermamente nella Mission.

Molte sono le cose per cui ho lottato in quegli anni grazie alla la mia profonda “fede” nella formazione docente, iniziale, in servizio, lungo l’arco della vita. Oggi tutto sembra essersi ridotto, nel migliore dei casi a un’etichetta, spesso citata come ricettacolo di tutti i mali e di tutte le iniquità.

insegnanti.jpgVittime del colpo di spugna di Santa Maria Stella le scuole di specializzazione sprofondano nel dimenticatoio con tutto il buono (ad esempio gli stage in Europa) e il cattivo (struttura sperimentale e farraginosa), salvo poi recuperarne in corner moltissimi aspetti sia scientifici che organizzativi. Ma vuoi mettere l’effetto che fa porre l’enfasi su una nuova sigletta TFA (Tirocinio Formativo Attivo) del  ministro di turno? Vuoi mettere la serietà del nuovo progetto? La sua purezza intrinseca?
Tornando, al profilo docente, ma chi siamo veramente? Come dobbiamo relazionarci con gli studenti? Cosa conta di più? Domande, solo domande.

 Sorry, anch’ io sono caduta nella trappola della lamentela! Tu non volevi caderci, volevi parlare solo degli studenti e invece hai cominciato dal Sessantotto e dalle paure dell’Establishment di assistere a un vero cambiamento sociale.

“Insomma, si sono detti, è necessario ricreare una bella ignoranza di base di un popolo che non sia più tale ma solo plebe. Altrimenti una volta o l’altra scoppia davvero la rivoluzione.”

Insomma, che facciamo? Ci facciamo schiacciare dal pessimismo e molliamo tutto (come ho fatto io, potendolo fare per ragioni anagrafiche) o cerchiamo, anche con l’ironia di cambiare le cose o almeno, come fanno gli studenti, di “adattarci”? In ogni caso ti faccio i miei auguri di buona continuazione.

Novembre 2014

 bannerblogperleaiporciperboniEra il 2010. Cosa diresti oggi? In quel lontano 5 Maggio del 2009 davanti alla macchinetta del caffè con la tua collega, ti ponevi tante domande, tra queste:

“perché noi insegnanti[…]parliamo solo in maniera distruttiva, senza mai proporre una cura efficace per rimediare al malessere generale della scuola? C’è un perché. Nessuno ce lo ha mai chiesto…”

Il 15 Novembre del 2014 scade il termine per inviare le proposte “dal basso” del Governo Renzi per La Buona Scuola. Che ne dici, è arrivato il momento di far sentire  la tua voce o è il solito inganno di abili politicanti che vanno a nozze con parole e slogan, ma si tengono in tasca i soldi e attaccano nuove etichette a vecchi contenuti? Nel tuo blog la risposta.

Continui ad odiare il CLIL, che è entrato per legge nelle scuole e che difficilmente si realizzerà se non si procede  alla formazione effettiva dei docenti e a un cambio di mentalità;  nulla è cambiato sotto il sole del profilo docente; gli studenti? Sempre quelli e sempre più connessie/o disconnessi.

Tutto cambia perché tutto resti uguale, gattopardescamente. Narrazione ancora oggi, realisticamente amara.


Archiviato in:Costume, Società e Politica, Dal Vecchio Scaffale, La Scuola, Recensioni

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