Finalmente ho capito! Tardi è vero, ma forse ho capito.
Renzi e l’Inglese non vanno molto d’accordo, ma il ragazzo si impegna e qualche passo avanti lo sta facendo, ben guidato ed assistito.
Ma c’è qualcosa che fino ad oggi mi ha creato qualche perplessità linguistica: l’uso del plurale nella definizione della proposta di legge sul lavoro, Jobs Act.
Non è corretto, per quanto ne so io, meglio sarebbe Job Act, dove job assume valore di aggettivo e dunque è invariabile.Esperti, giornalisti e commentatori usano le due forme in libertà, qualcuno con un certo imbarazzo, altri per ignoranza o assuefazione.
Allora, perché la squadra renziana ha optato per Jobs Act? Oggi ho capito che il presidente Renzi, ammaliato da Steve Jobs (in compagnia di milioni e milioni di persone che subiscono il fascino meritatissimo del grande imprenditore), non poteva studiare con il suo team di esperti comunicatori un modo migliore per “condizionare” elettori e ammiratori.
Confusione propagandistica tra Job e Jobs, persuasione più o meno occulta… e il mito di una certa visione del lavoro, specchio dell’Uomo di Cupertino, scava e scava, costruisce torri altissime e lucenti, come una goccia d’acqua fa nelle grotte di Castellana, ma a velocità spaziale!
E funziona. Almeno dal punto di vista comunicativo, visto che nessuno si è sognato anche solo di accennare al piccolo refuso linguistico. Ma forse sto esagerando e forse nell’americanizzazione dilagante della lingua Inglese anche Jobs Act è accettabile.
D’altra parte lo dice Renzi e se lo dice lui…
che ne pensa la rete?
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